Se la democrazia passa attraverso la lingua…
L’Unione Europea è senz’altro un importante attore sulla scena
politica internazionale e raggruppa, anche in virtù delle radici culturali
comuni, 28 Paesi legati da rapporti economici
e politici. In questo generale contesto di comunanza l’Unione, tuttavia,
promuove il mantenimento e la difesa di ogni identità nazionale, facendo dell’espressione
“l’unità nella diversità” il suo motto. Un chiaro esempi di quanto appena detto
è il multilinguismo che caratterizza
le Istituzioni dell’Unione. L’Unione Europea
conta attualmente 24 lingue ufficiali, garantendo a tutti i cittadini l’accesso
a tutti i documenti nella lingua ufficiale del loro Paese, nonché il diritto di
scrivere alla Commissione e ottenere una risposta in quella lingua. In tal modo
ciascun cittadino potrà comprendere appieno le leggi comunitarie che lo
riguardano e partecipare alla vita dell’Unione. La necessità di tutelare e
promuovere il multilinguismo è anche
data dal fatto che la legislazione europea è direttamente applicabile negli
Stati Membri o, nel caso delle direttive, va recepita nelle legislazioni
nazionali. Inoltre gli orientamenti politici dell’Unione devono essere
trasparenti per tutti i cittadini.
Tra tutti gli organi istituzionali
è la Commissione europea ad accogliere uno dei più grandi servizi di traduzione
al mondo con oltre 1700 linguisti e più di 600 addetti di segreteria e
personale amministrativo, garantendo un elevato grado di specializzazione e
qualità linguistica. Ogni anno vengono tradotte circa 2 milioni di pagine. Gode
inoltre di un servizio di interpretazione con oltre 600 interpreti. Anche gli
altri Organi dell’Unione usufruiscono di servizi di traduzione ad hoc e in
generale la traduzione di molti documenti viene affidata anche ad agenzie
esterne o freelance.
A fronte di tutto ciò, i costi
per il mantenimento del regime di
plurilinguismo sono relativamente contenuti.
Il costo complessivo dei servizi di traduzione e interpretazione delle
istituzioni comunitarie si aggira intorno ai 1030 milioni di euro, con un’incidenza
pro capite di 2,28 euro, ma con un evidente guadagno in chiave di democrazia e
partecipazione.
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